– Venti!
– Cinquantacinque!
Paolino, che faceva terza ed era quindi l’anziano del gruppo, scosse pesantemente il capo.
– No. Sono troppi.
Un silenzio pensoso.
– Dai, sbrighiamoci, tra poco la maestra ci fa tornare in classe!
– Ma cos’è TUIT? – Diego, che della faccenda aveva capito poco, trovò infine il coraggio per chiederlo.
– Nooo! – fecero all’unisono Sophia e Matteo, spazientiti.
Paolino sospirò, poi rispiegò magnanimo.
– TUITTER, si chiama. È un posto dove i grandi scrivono i messaggi su internet. E ci possono scrivere pure i bambini, se vogliono. Noi ci possiamo mettere dentro le storie che inventiamo, così le leggono tutte le persone del mondo. Però un messaggio di Tuitter è troppo piccolino per scriverci dentro una storia tutta intera. Allora dobbiamo usarne tanti. Dobbiamo decidere quanti ne usiamo, capito?
– Mia mamma mi ha detto che i messaggi di Tuitter si chiamano Tuit – disse orgogliosa Sophia.
– Vedi che avevo ragione io? – riprese Diego.
– Zitto tu, che non capisci niente! – Sophia non ci andava per il sottile.
Un altro silenzio. Il solito Paolino ruppe infine gli indugi.
– Facciamo così: undici Tuit! E ora calcoliamo quante lettere ci stanno dentro…
Sophia aveva una penna nella tasca del grembiule, Matteo una figurina doppia.
Paolino ne usò il dorso per una bella moltiplicazione in colonna. Il risultato diceva: 1540 lettere. A tutti sembrarono tantissime.
– Ma perché proprio undici tuit? – contestò Diego.
– Perché a me mi piace così – rispose candido Paolino.
E nessuno ebbe più nulla da obiettare.