Il corriere fece suonare il citofono, era finalmente arrivato il melaorologio.
Il fiato di lui si spezzò per l’emozione: con quale intensità lo aveva bramato!
Eliminò freneticamente l’involucro della spedizione ed ammirò innamorato la sobria perfezione della scatola.
“Solo loro sono capaci di fare cose simili…” bofonchiava febbricitante. Si avvicinò la compagna, incuriosita più dai suoi occhi vitrei che dall’oggetto.
“Sarebbe quello il COSO?”
La incenerì con uno sguardo di disprezzo.
“MELAOROLOGIO, si chiama. Non è un ‘coso’, è un’opera d’arte, una primizia del futuro, un corpo tecnologico che ospita un’anima.”
“Vabbé” disse lei senza rilanciare. Non voleva scuoterlo ulteriormente.
“Ma si collega al Melafonino?”
“OVVIO che si collega… ma che dico, entra in simbiosi, uno scambio continuo di impulsi vitali… tutto per rendere sublime l’esperienza utente!”
Il tempo di quelle poche battute e l’aveva già acceso, indossato, configurato.
“Guarda quanto è essenziale, bello… Toh, la prima notifica.” Sorrise commosso da un gentile scampanellio. “Mi avvisa di un messaggio sul melafonino. Adesso imposto anche FacciaLibro e CingueTT, così ci divertiamo.”
Arrivò la prima notifica di FacciaLibro, poi la prima di CingueTT.
Poi un’altra, ed un’altra, ed un’altra ancora.
Fu sera.
Il volontario del 118 che cercava strenuamente di tenere in vita l’infartuato, sudava per la fatica delle pressioni sul cuore e per un rumore discontinuo e snervante.
“Spegnete quel maledetto orologio, o tra poco il collasso verrà pure a me!”