Si innamorò di lei senza mai averla vista, romantico moderno che di antico aveva però la passione per le parole.
Seguiva il suo blog già da un po’, era originale e spiritoso, quando una frase buttata lì quasi per caso sollevò a sorpresa uno tsunami di emozione.
“Se l’amore è dover sorbire lui che sbraita dietro a una palla in TV, meglio niente, grazie.”
C’era qualcosa di non detto, in cui si ritrovò come avesse udito un proprio pensiero uscire dalla bocca di un altro.
Chi era quella maga, quell’anima affine? Sul blog, trovò solo un account Twitter: @cicciadog
Avrebbe voluto parlarle per ore, invece doveva accontentarsi di 140 caratteri.
“Ti interesserebbe studiare strano esemplare di maschio che schifa calcio?”
Incrociò le dita per una risposta. Arrivò in dieci minuti.
“Tempo perso. Schifare calcio è condizione necessaria ma non sufficiente”
“Scommetto che so cosa è sufficiente” scrisse e spedì d’istinto, per poi pentirsene.
“Davvero? Dillo con una sola parola”
Una sola parola. Ne aveva quattro o cinque in mente: una roulette russa.
Però.
Se davvero era un’anima affine, non doveva convincerla, doveva farsi riconoscere. Mente e cuore gli suggerirono un’unica password.
“Scrivilo”
Due minuti. Arrivò un messaggio privato con l’indirizzo email di lei. “Parliamone”
Si scrissero in lungo e in largo finché quelle lettere non furono l’attesa spasmodica di entrambi.
Ed ecco, le arrivava un nuovo messaggio. Lo lesse tre volte di fila, poi lo aggiunse ai preferiti marcandolo con una stellina, come un desiderio tutto da esprimere.
undiciTuit 