Dopo l’ennesima stupidaggine lo avevano licenziato, così si era messo di buona lena a cercare un nuovo impiego – ne aveva bisogno, ma soprattutto non sopportava i continui rimbrotti della moglie.
Trovatosi in alcune circostanze originali, che in seguito raccontò nei modi più disparati, fu assunto di lì a poco come addetto alle pulizie presso la residenza di due signori che riteneva nobili tedeschi, o qualcosa del genere.
La qualifica non gli piaceva perché, pensava, la sua intelligenza meritava ruoli da manager, o scienziato, o intellettuale. Pur di lavorare, però, l’aveva accettata senza un fiato. E poi, ad essere onesti, in quel posto c’era ben poco da fare, difficilmente si trovavano polvere o tracce untuose tra quelle lampade di design ed i tavoli di plastica lucente. Meglio così, a lui interessava solo lo stipendio: era in nero ma sostanzioso, e pagato con certi lingottini d’oro che i signori preferivano dargli al posto del denaro.
Erano ben strani quei due. Quando lavorava, stavano sempre lì a guardarlo. Non per sfiducia, era come se a loro piacesse proprio. Si convinse che dovevano essere due mezzi maniaci, e che la bella signora si fosse innamorata di lui – ovvio, col suo fisico da paura.
Finito signore. Allora ci vediamo giovedì, come al solito?
Facciamo venerdì, giovedì devo incontrare certi lunatici.
Ah ah, rise senza capire la battuta.
Scese i gradini della magione ultramoderna, se ne andò senza voltarsi.
E per l’ennesima volta si perse lo spettacolo del disco che decollava e in un secondo toccava le stelle.