Una piccola zattera

Un euroAmava passeggiare per le vie della vecchia zona industriale, schivare la gente che affollava i marciapiedi, buttare un occhio alle vetrine un po’ fatiscenti, inspirare l’odore di frittura misto ai gas di scarico. Quella mattina poteva permetterselo: un traffico benevolo l’aveva fatto arrivare alla succursale con venti minuti di anticipo sulla riunione.

L’idillio si spense quasi subito per una visione disturbante: un uomo in cenci chiedeva l’elemosina accanto all’incrocio.
I tratti erano quelli di un giovane mediorientale, ma non era possibile dire altro, perché stava in ginocchio, gli occhi bassi sul marciapiede, la mano destra che tendeva verso la strada un bicchiere di plastica.

Avrebbe preferito rimanere indifferente, ma non gli riusciva mai. Comunque passò oltre, condizionato dall’invincibile pensiero che dietro ad ogni mendicante ci fosse uno sfruttatore pronto ad abusare della sua buona fede. Non accettava di essere preso in giro.

Altri cinquanta metri, e l’immagine dell’uomo umiliato non lo abbandonava ancora. E se…
Si fermò. No non farlo, sì fallo, non farlo ti ho detto.
Tornò infine sui suoi passi, placare la coscienza valeva più dell’euro che forse stava per farsi fregare.
Allungò la moneta senza fermarsi, ma rallentando abbastanza per vedere gli occhi che si alzavano e lo ringraziavano. Due occhi verdi come un mare di tristezza: un’onda tempestosa si schiantò sul suo cuore, lo soverchiò e per un istante si sentì perduto.
Poi tornò la calma. Si era salvato, aggrappato a quella piccola zattera a forma di moneta.

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