La notte degli autolavatori barbarici

Auto di notte

Da che sto al mondo ho visto atrocità d’ogni sorta, ma nessuna mai ha eguagliato l’orrore che conobbi quella notte, la notte degli autolavatori barbarici.

Era la vigilia del mio matrimonio. L’emozione mi toglieva il sonno e così, nel pieno delle tenebre, uscii per lavare la macchina. Da lontano, l’avevo visto fare a molti, quando mi era capitato di tornare a casa dopo feste troppo lunghe.
Non sapevo chi fosse quella gente o perché si muovesse ad ore tanto insolite. Pensavo: saranno persone occupatissime, maniache delle quattro ruote. Quanto lontano ero dalla verità.

Il disagio mi colse sin dal momento in cui arrivai: le sagome scorte tra rulli e aspiratori, di fretta riparavano nell’ombra, come fiutando in me un corpo estraneo. Radi occhi sbucavano di sottecchi tra i finestrini, con mugolii dolenti. Poi, nessun rumore soverchiò più il remoto rombare dei motori sulla tangenziale.
L’asfalto rifletteva la pallida luce lunare, mentre solingo indirizzavo l’acqua osmotizzata. Dov’erano i padroni dei bolidi schierati? Finito il risciacquo decisi di cercarli. La curiosità era forte, ma l’intuito suggeriva cautela.

Dietro alcune frasche intravidi un bagliore di fuoco, del fumo che saliva. Mi avvicinai lentamente. Voci stridule e sottili emergevano pian piano.
Un falò. Attorno, uomini mascherati che muovevano piccoli fantocci. Assistevo ad un rito voodoo? Iniziai a tremare.
Deve morire – recitò una voce in falsetto
Vero. Che invidia quella borsetta – disse un altro, e per maggiore enfasi alzò il braccio della sua Barbie.

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