Quando era giovane, aveva tentato di conquistarla a furia di lettere. Le vergava con grafia sgraziata ma passione irripetibile, rimpinzandole di introspezione e poesia.
Non fece mai breccia nel cuore della ragazza, che però seppe cogliere il fascino delle sue parole: il fuoco che ne scaturiva le accese il desiderio di risposte altrettanto potenti. Un po’ per sfida, un po’ per affetto, ne venne una corrispondenza stupenda. Poi si persero di vista, dietro ai mille rivoli della vita.
Fino al giorno in cui Gervasio, insegnante di lettere precario, rivide Clotilde in sala insegnanti.
Ma che coincidenza, dai prendiamoci un caffè.
Io ho due figli, anche tu, ricordi quanto ci divertivamo.
Sì però. Beh, ormai posso dirtelo: ancora mi brucia quella volta che non rispondesti.
Poi Clotilde tirò fuori una mezza risata. Scherzava, almeno un po’.
Gervasio invece si irrigidì: quale risposta? Aveva versato fiumi di inchiostro persino dopo le cartoline estive.
Ma sì, quella volta che ti chiesi come immaginavi un ipotetico futuro insieme. Pensai che in fondo, nel tuo futuro non mi ci vedevi nemmeno.
E lui ricordò come fosse il giorno prima quelle dodici pagine, scritte con penna nuova su fogli bellissimi, e poi il francobollo colorato, e la scelta di una buca delle lettere diversa. Maledette poste!
Poi, un turbinio di immagini: la delusione, l’accettazione, l’università, Giulia, un amore immenso, due bimbi meravigliosi. Il destino ci aveva visto giusto.
Se è per questo, a me ancora brucia il CD che mi hai rotto, ci tenevo.
E risero insieme.