La Presenza

San Pietro, internoStava visitando San Pietro con gli amici, lo zainetto in spalla e tutto il resto, quando un’ondata interiore lo sollevò dal peso dello spazio e del tempo.
Era amore, calore, presenza, ciò che lo stava attraversando, ma in una forma tanto densa e potente da sconvolgerlo. Iniziò a tremare e piangere di commozione e gratitudine.

Poi, improvvisamente com’era arrivato, il turbinio svanì. E si sentì perso, che pochi attimi erano bastati a far nascere in lui il bisogno disperato – mai più l’avrebbe abbandonato – di averne ancora. Si guardò intorno e vide un mondo trasfigurato, che conservava le sue forme visibili ma che d’un tratto gli appariva inutile e posticcio come una scenografia.
Servivano risposte, subito. Sospettava che l’esperienza avesse a che fare con Dio, ma per il resto, buio fitto.

A cinquanta metri da lui vide un sacerdote dalla faccia turgida e soddisfatta, la cui mano indicava ad un gruppo di turisti cinesi l’imponenza dell’altare maggiore. Un esperto della materia, ecco cosa ci voleva.
Lo raggiunse con veloci falcate: “Ho bisogno di parlarle!”
Spaventato da tanta irruenza, il prelato mostrò l’orologio come a dire che era di fretta, e tentò la fuga. Il nostro gli si parò davanti con occhio infuocato.
“Ti ascolto figliolo.”

Raccontò fervente di quegli istanti di Paradiso, del senso di umiltà profonda, della carezza amorevole come nessuna.
“Cos’è stato, Padre? La prego, mi dica!”
Il prete lo guardava stranito, imbarazzato e divertito al tempo stesso.
“Non ne ho idea, caro, ma se vuole conosco un ottimo psichiatra.”

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