Un’altra partita

Il livello era passato, grande. Seduto sul gabinetto, si godette l’istante di piacere.
Ora toccava al quadro 932. Rispetto ai duemila e rotti livelli del gioco, aveva ancora un bel po’ di lavoro da fare, ma era solo questione di tempo, prima o poi li avrebbe dominati tutti. Nuova scarica di ormoni nel sangue.

Sempre che gli sviluppatori gliene avessero concesso il tempo. Pubblicavano dieci nuovi livelli ogni settimana. Lui ci si metteva d’impegno, ed al gioco immolava la maggior parte del suo tempo libero. Ma alcuni di quei quadri erano dannatamente difficili da completare, a volte doveva combattere per giorni prima di riuscire a procedere. La distanza che lo separava dalla fine dell’impresa non si accorciava mai, anzi.

Il pensiero lo irritò inaspettatamente. Forse qualcosa iniziava ad incrinarsi in quella passione che sapeva tanto di schiavitù? Non era affatto giusto: il devoto giocatore, nonostante i prolungati sforzi, non sarebbe mai riuscito a vedere la fine delle sue battaglie.
Già… ma da quanto tempo stava giocando? Erano cinque… no, erano almeno sei anni che si consumava la vista sul display del telefono.
Più o meno tre minuti a partita. Quante partite al giorno, quanti giorni. La sola idea, confusa e approssimativa, di quel tempo di vita perduto gli fece una dura impressione.

E se.
Gli venne in mente quel suo progetto, accantonato chissà da quanto. Avrebbe potuto cambiargli la vita. Peccato solo che non avesse mai tempo da dedicargli, mai.

Pieno di rabbia ed odio per sé stesso, iniziò la nuova partita.

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