Nel paesotto lo conoscevano quasi tutti, gli occhialoni tondi, il sorriso sempre in pista. Aveva imparato a farsi voler bene sin da ragazzino ed attorno ai trent’anni era uno su cui contavano in molti. Non aveva grandi doti, ma sapeva far sentire unica e speciale ciascuna delle persone con cui aveva a che fare. Gli auguri di compleanno agli anziani, le ore a impolverarsi con la palla per i bambini, le battute e gli abbracci per i coetanei. Il sindaco, da sempre amico di famiglia, lo guardava e pensava: un giorno toccherà a te aver cura di questa comunità.
Poi iniziarono gli sbarchi, così almeno diceva la TV. Il paesotto era lontano dal mare, ma l’onda lunga del dolore sembrava scuotere il cuore dietro agli occhialoni. Ne parlò un po’ in giro ma nessuno capiva la sua pena. Dopo qualche settimana sparì.
L’assenza divenne presto palpabile. Agli amici che cercavano notizie, la mamma in lacrime rispondeva: si è imbarcato con qualche ONG, vuole salvarli tutti, non so altro.
Passarono le stagioni e cambiò l’aria del paesotto. Non si sorrideva più in giro, ma ci si arrabbiava per i giornali che parlavano di invasioni straniere. Quando il prefetto ordinò di alloggiarvi dieci rifugiati, il comune scese in piazza per giorni.
Una sera apparve una figura nota e insieme irriconoscibile: dietro agli occhialoni c’era un uomo smunto, la pelle arsa, la barba incolta.
Cosa fate, iniziò a gridare disperato, questa gente ha bisogno di aiuto!
Molte voci si alzarono contro di lui, più forte quella del sindaco: come osi parlare, proprio tu! Noi ti volevamo bene, e tu ci hai dimenticati per degli sconosciuti!
Calò il silenzio di fronte allo stupore sul viso trasandato. Tremava e taceva. Tra la gente si dava di gomito: ben gli sta.
Finalmente, parlò a mezza voce.
Ho pensato ad ognuno di voi, ogni singolo giorno. Come avrei potuto farcela in mezzo a tanta morte, se non aggrappandomi all’amore che mi avete donato e insegnato?
L’amore non si può dimenticare!