Perso

daylight-desert-drought-459319Camminava per istinto, senza forza o convinzione, gli occhi consumati dal sole e dalla sabbia. Non sapeva dove andare, né se fosse più arido il deserto in cui sprofondavano i suoi piedi, o quello che serbava in cuore.

Non avrebbe retto a lungo, e quasi smaniava l’arrivo del momento finale, quando avrebbe potuto prendere atto dell’incapacità del proprio corpo di andare avanti e lasciarsi morire. Ma fino a quando le gambe lo reggevano, no, non poteva fermarsi, l’ultimo refolo di coscienza lo imbrigliava all’imperativo morale di fare quanto possibile per salvare la propria vita, per quanto futile sembrasse.

In una fiaba, pensava, a questo punto dovrei vedere in lontananza un’oasi. Ma la vita vera funziona in altro modo.
Qualcosa in effetti si mosse all’orizzonte. Agitò le braccia. Un grosso mezzo cambiò rotta, avvicinandosi.
Dal pick-up saltarono giù due uomini armati e feroci. Senza rivolgergli la parola, il primo lo colpì al viso col calcio del mitra. Quando riprese i sensi, era legato mani e piedi, in viaggio verso chissà dove.
I miei imperativi morali, salvare la mia vita – pensò e maledisse loro e se stesso. Quanto meno doloroso sarebbe stato, lasciarsi andare al sole del deserto.

A sera gli diedero un sorso d’acqua sporca e lo buttarono in una stanza diroccata. Un altro uomo vi giaceva legato, il corpo martoriato ma lo sguardo vibrante di intensa luce.
Chi sei, cosa ti hanno fatto?, chiese il nuovo arrivato, senza sapere cosa dicesse.
L’altro sorrise pieno di tenerezza. Sono un Uomo, disse, come puoi esserlo anche tu.

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Humana F(iducia)

latteCammino bel bello per i fatti miei, quando incontro un tizio che chiede aiuto: i tratti da trentenne malandato dicono una povertà forse un po’ ostentata.

Deve comprare del latte in polvere speciale per suo figlio, di pochi mesi e sofferente per un odioso problema che gli fa rigurgitare qualsiasi latte comune. Essendo padre anch’io, penso non sia giusto svicolare.

Quanto costa questo latte? Trentasette euro, mi risponde con voce segnata dalla disperazione di chi non sa aiutare la propria creatura, e mostrandomi intanto una quantità di ricette mediche che, onestamente, non capisco neppur bene a cosa si riferiscano.
Per le mie finanze non si tratta certo di pochi spiccioli, ma la causa è giusta.
Va bene, gli dico, prendiamolo. Come si chiama il prodotto? Humana F, mi risponde.
Ripeto paro paro il nome al farmacista: spiacente, non ce l’abbiamo.

Esco intristito, tanto più che nel frattempo il giovane padre incita con sempre maggiore foga ad aiutarlo, per carità, tu che sei bravo.
Un minuto di dubbio, e decido come gestire la spia di diffidenza che si era accesa nel mio cruscotto mentale sin dall’inizio.
Prenota il latte, domani passerò a pagarlo io, te lo prometto. Sono sincero.
Esplode la crisi di lacrime e preghiere in ginocchio: ed oggi, ed ora cosa gli do?
Problema serio senz’altro, eppure suona stonato che a fronte di un’offerta generosa lui sembri preferire ancora gli spiccioli del subito.
Insisto inutilmente. Lo lascio, triste e scornato.

Un’ora dopo il buon Google mi rivela che nessun latte Humana F esiste al mondo.

Natale, come mai prima di allora


imageSi accorse stupita che una cortina invisibile era calata tra lei ed il Natale che aveva sempre conosciuto.
Quell’atmosfera rassicurante, cara come una vecchia amica, ogni anno le regalava il suo abbraccio; ora, invece, non riusciva a permearle lo spirito, pur palesandosi dinanzi allo sguardo, a volte persino con invadenza.
Altri pensieri si agitavano dentro di lei, insieme ad un piccolo bolo vivo di carne e di mistero, un natale atteso nove mesi e ormai prossimo.Continua a leggere…

Un regalo unico

ImpacchettareLa signora, incurante del formicaio natalizio che le brulicava attorno, si era fermata davanti allo scaffale e valutava con attenzione le borse esposte. Ogni tanto allungava la mano quasi con timidezza, accarezzando la superficie lucida o morbida, incantata dalla lucentezza delle fibbie come un bimbo davanti all’albero di Natale.
La raggiunse una commessa.

Ha deciso, signora? Posso darle una mano?
La signora volse lo sguardo trasognata, la voce l’aveva riportata a terra.
Sì, ecco… sono indecisa… dunque, vede: questa mi sembra più adatta per tutti i giorni, quest’altra però è così bella…Continua a leggere…

La piazzetta fiorita

Piazzetta_fioritaIl bambino esplode in un’esclamazione di stupore, mentre punta l’indice verso l’inatteso spettacolo.
– Guarda! Che bello!
La piazzetta si apre davanti ai due come uno scrigno: una chiesa affrescata, un quadrato marmoreo arredato da scintillanti panchine di legno, un contorno di fioriere, curate, iridescenti. Il contrasto con le vie che li hanno condotti lì è netto e spiazza la giovane: com’è possibile che la stessa amministrazione abbia tanta cura di uno spicchio di paese mentre lascia nell’abbandono tutto ciò che lo circonda?
Si siede. Abita da poco in zona ed ha voglia di immergersi in quell’angolo buono. Continua a leggere…

Sprazzi di “Non avrete il mio Odio” (da “La Stampa”)

Antoine LeirisGramellini riporta oggi le parole del signor Antoine Leiris, la cui moglie è stata uccisa al Bataclan. Volevo scrivere una storia a tema, ma per una volta preferisco passare la mano all’altrui consapevolezza, molto più profonda della mia.

«Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.Continua a leggere…

Rami

rami nella luceQuando già era nel letto, pianse ancora una volta. Poi, calò su di lei un sonno opaco.
Da un vuoto senza dimensioni, all’improvviso emerse il viso dell’amico, bello della pienezza della sua gioventù.
Non è possibile, le venne da pensare, tu sei morto, non puoi essere qui. Invece c’era eccome, anzi: sorrideva abbagliante di una felicità sovrumana. Non parlava, e da principio le parve strano, ma lo sfavillare di quel viso era una lingua più alta, che rendeva superflua ogni parola.Continua a leggere…

Una piccola zattera

Un euroAmava passeggiare per le vie della vecchia zona industriale, schivare la gente che affollava i marciapiedi, buttare un occhio alle vetrine un po’ fatiscenti, inspirare l’odore di frittura misto ai gas di scarico. Quella mattina poteva permetterselo: un traffico benevolo l’aveva fatto arrivare alla succursale con venti minuti di anticipo sulla riunione.

L’idillio si spense quasi subito per una visione disturbante: un uomo in cenci chiedeva l’elemosina accanto all’incrocio.Continua a leggere…

Che figo il Museo Egizio!

UshabtiE niente, eravamo lì che ci facevamo un giro al Museo Egizio e c’era un casino di gente. Sono andato col mio amico che ha fatto l’università che è fissato co’ ‘ste cose degli egiziani, comunque era figo, c’era un sacco di statue di mummie e altre robe così.
Comunque le bare erano la cosa più figa di tutte. No, aspe’, com’è che si chiamavano… no bare, sarcofaghi, sarcofagi mi pare, boh. Erano grossissime co’ le facce dei faraoni disegnate sopra, tutte colorate. Troppo belle oh, come nei cartoni.
Poi il mio amico mi ha detto ‘na roba che mi ha fatto abbastanza ridere, co’ tutto il rispetto pe’ gli egiziani e i morti, si capisce.Continua a leggere…