L’involto delle vanità

Una signora sussiegosaLa signora entrò in gastronomia, sussiegosa come d’abitudine. Attese in silenzio il proprio turno, immersa in chissà quali pensieri.
“Signora carissima! Cosa le dò oggi?”
“Un etto di prosciutto cotto. Scarso, mi raccomando.”
“E allora, come sta la figliola? Ho sentito che ha trovato lavoro.”
“Vero. Dopo la laurea non sono mancate le offerte, ma ci va un po’ per avere un buon posto. Alla fine è arrivato.”
Era la prima volta che parlava della laurea di sua figlia, quel giorno.

“E dove ha trovato? Una fabbrica, un ufficio?”
La signora non trattenne un mezzo sorriso compassionevole.
“Meglio, meglio grazie a Dio. Fa la professoressa di matematica in una scuola prestigiosa.”
“Iscritta anche lei alle graduatorie? Mia nipote ci impazzisce dietro da anni!”
“No, non lo è. Si tratta di un liceo privato, gestito dalle suore. Alunni e docenti di prima qualità, tutti selezionati attentamente”.
“Ah…” riuscì solo ad aggiungere il commesso.
“Così la nostra bambina in un colpo solo si è sistemata e si è messa al riparo dallo sconcio della scuola pubblica. I suoi colleghi sono tutti preti, preparati e morigerati, tanto per dire”.
Il commesso preparò l’involto in silenzio. Lo consegnò dicendo “Mi saluti tanto la signorina. Le faccia i nostri auguri!”
“Riferirò”, disse la donna diretta all’uscita, scuotendo dall’abito nero dell’invisibile polvere.

Dopo quel giorno nessuno la rivide più. Talune malelingue riferirono poi di un cambio di casa e paese, quando la figlia era rimasta incinta di uno dei suoi morigerati colleghi con la talare.

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