Amici veri

le mani degli amiciCerti giorni si sentiva un verme, ma era solo per un attimo: il senso di colpa montato su come un boccone mal digerito si dissolveva nella consapevolezza di non aver mai agito in cattiva fede o per egoismo. Pure, il disagio permaneva. Non poteva farci nulla, e forse non era neppure un male, ma a volte i suoi amici gli mancavano come l’aria.

Qualche telefonata in più, per la verità, avrebbe potuto farla. Ok, detestava il telefono, ma non era una giustificazione. Magari, lo era il pensiero del momento fatidico, quando la chiacchierata finisce e ci si sente in dovere di dire “Allora ci vediamo presto!”
No, dovere non era la parola giusta. Era un desiderio, un auspicio. Una promessa, che non poteva siglare proprio in nome dell’amicizia, perché non sapeva né come né quando avrebbe potuto onorarla.

Ai tempi in cui, con quelle persone, condivideva vita e sogni, non poteva immaginare che le banali faccende della quotidianità familiare avrebbero limitato così tanto il suo spazio di movimento. Il matrimonio ed i figli erano stati una specie di assegno in bianco. Non si pentiva di averlo firmato: solo, non immaginava sarebbe costato tanto.

Proprio in quel momento suonò il cellulare. L’Amico doveva avergli letto nel pensiero, perché lo chiamava dopo mesi di silenzio. Rispose con entusiasmo e commozione.
Nonostante le vite ormai parallele e lontane, in pochi minuti già si dicevano tutto e si capivano in tutto, come fossero di nuovo ragazzi.
Gratitudine, affetto e gioia gli si intrecciarono in petto: era magia, era vera amicizia.

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